"Il Giardino di Diana"
Bed & Breakfast a Nemi
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ALBANO |
Albano è la cittadina che sorge
all'incirca nel luogo in cui secondo la leggenda, Ascanio figlio
dell'eroe troiano Enea fondò la
città di Alba
Longa.
Racconta la leggenda che Ascanio in sogno vide una scrofa
bianca e per questo diede alla città il nome di Alba che
in latino significa
bianco, mentre longa si riferiva alla forma allungata
della città. Ancora oggi il simbolo di Albano è una
scrofa bianca.
Alba Longa era una delle principali città del popolo dei
Latini prima della fondazione di Roma e
secondo la leggenda vi nacquero Romolo e
Remo, figli di Rea Silvia.
Più tardi, quando il console romano Appio costruì,
per scopi militari, la Via
Appia , da Roma a Terracina ,
Alba Longa si venne a trovare vicina al percorso di questa via.
Lungo
la via Appia i Romani costruirono tombe e ville. L'imperatore Domiziano si
fece costruire una grande villa nei pressi di Alba Longa. Successivamente
si è pensato che questa villa fosse appartenuta a Pompeo
per questo un'alta torretta situata all'ingresso dell'odierna Albano è chiamata
torre di Pompeo.
Durante l'impero
romano, agli inizi del III secolo,
l'imperatore Settimio Severo fece costruire lungo la via Appia,
nelle vicinanze dell'antica Alba Longa ed esattamente sul luogo
della moderna Albano, un accampamento militare (Castra Albana).
Le
vie principali dell'attuale centro storico seguono ancora oggi
in parte le vie dell'antico accampamento, a pianta rigidamente
rettangolare come tutti gli accampamenti romani. Anche le mura
dei Castra Albana sono in parte tuttora visibili.
Nel Medioevo Albano
declinò, per conoscere un nuovo rigoglio
dal Seicento in poi. Nel 1944 Albano
fu sottoposta ad un duro bombardamento ed il crollo di alcuni edifici
portò alla luce l'antica porta principale della città (Porta
Praetoria).
L'imperatore Caracalla ,
figlio di Settimio Severo, fece costruire della grandi terme per
i legionari dell'accampamento Castra Albana allo scopo di ottenere
i loro favori ed evitare loro reazioni quando uccise suo fratello
Geta .
Le imponenti mura di queste terme sono ancora visibili nella parte
bassa della città anche se in parte ora fanno parte di edifici,
mentre una grande cisterna nella parte superiore riforniva di acqua
le terme.
Fuori dal centro abitato ci sono i resti di alcune particolari
tombe, sono delle torrette coniche che si appoggiano su basi quadrate,
secondo la tradizione sono chiamate le tombe dei Curiazi, facendo
riferimento alla leggenda romana degli Orazi
e Curiazi,
tre fratelli romani (gli Orazi) che combatterono con tre fratelli
di Alba Longa (i Curiazi) per stabilire quale delle due città dovesse
avere il predominio sull'altra. Lungo la via Appia si possono notare
altre due tombe che sono dette degli Orazi.
Durante il Medio
Evo la città fu abbandonata e solo nel XII
secolo riacquistò importanza a causa della sua posizione
strategica lungo la via Appia. Divenne un possedimento della
famiglia Savelli che vi risiedette fino al 1697 quando
passò ad essere un diretto possedimento del Papa (ancora
oggi la villa papale di Albano appartiene alla Santa
Sede).
In questo periodo furono costruite molte chiese simili
ad edifici già presenti a Roma, un esempio di questo periodo è la
chiesa di Santa Maria della Rotonda, un piccolo Pantheon costruito
sui resti del ninfeo della villa di Domiziano. Anche i campanili
delle chiese medioevali di Albano sono molto simili a quelli che
si possono vedere a Roma.
Nel XVIII
secolo Albano divenne la residenza estiva di numerose importanti
famiglie romane e la sua popolazione aumentò in maniera
significativa. Risale al 1721 la
grande cattedrale progettata da Francesco
Buratti ed a pochi anni dopo la nuova facciata della chiesa
di San Paolo sulla cima della collina.
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ARICCIA |
La fondazione
della città di Ariccia sarebbe
avvenuta, secondo un'incerta notizia riportata da Gaio
Giulio Solino , ad opera di un certo Archiloco
Siculo, in età antichissima.
I resti rinvenuti nella parte alta della città testimoniano
di un centro risalente all' VIII - VII
secolo AC (mura di fortificazione in blocchi di peperino ).
La città faceva parte della Lega
latina e nel suo territorio, comprendente anche il lago
di Nemi aveva sede il santuario federale di Diana Aricina (o
Diana Nemorense)
Sotto le sue mura si combattè la
battaglia di Ariccia descritta da Tito
Livio . Si narra, infatti, che nel 506
AC gli Aricini, alleati dei Cumani ,
sconfissero gli Etruschi ,
capeggiati da Arunte figlio di Porsenna .
Dopo la definitiva conquista
romana (agli inizi del IV secolo AC , la città ebbe titolo
di municipio e l'abitato si espanse anche nella valle sottostante,
dove era attraversato dalla via
Appia nel suo antico e originario percorso e per lungo tempo,
la prima stazione di posta lungo la Via
Appia , a partire da Roma .
La vicinanza con Roma e
la bellezza dei luoghi favorirono la costruzione delle sue numerose
ville, delle quali esistono ancora diversi resti
Con le invasioni
barbariche, proprio a causa della sua posizione, la città fu
saccheggiata dai Goti, dai Vandali e dai Saraceni che nell' 827
la distrussero. Gli abitanti si trasferirono, quindi, nell'antica
acropoli e crearono una nuova comunità.
Nel 990 il Castrum o Castellanum
Ariciensis era dominio di Guido conte di Tuscolo. Con papa
Nicolò II il Castello divenne proprietà della
Santa Sede che nel 1116 concesse
nuovamente il feudo alla potente famiglia tuscolana. Nel 1223
, su ordine di Papa
Onorio III (della famiglia Savelli), fu restituita alla
Chiesa che ne ebbe il controllo fino alla prima metà del
XV secolo .
La città di Ariccia comincia, via via, a spopolarsi
fino ad essere assoggettata all'amministrazione del Castello
di Lariano , prima, e di Genzano ,
poi, che ne registra una popolazione di circa 100 persone.
Nel 1400
circa il territorio divenne proprietà del monastero di Sant'Anastasio
delle Tre Fontane e, dopo un breve controllo da parte dei Savelli,
venne ceduto all'Abbazia di Grottaferrata .
Nel 1437 papa
Sisto IV consegnò, nuovamente, la città ai
Savelli che realizzarono una serie di opere come il prosciugamento
del lago situato nella Valle (lago di Vallericcia).
Nel 1661
la città fu
attribuita alla famiglia Chigi che fece costruire il bellissimo
Palazzo che tuttora domina la piazza principale (Piazza di Corte).
Papa Alessandro VII , esponente della famiglia Chigi, dimorò a
lungo nella città e trasformò radicalmente l'assetto
urbanistico grazie anche al determinate contributo di Gian
Lorenzo Bernini a cui si deve la bellissima piazza e la Chiesa
dell'Assunta che fronteggia il Palazzo.
Nel 1854 Papa
Pio IX fece costruire il ponte, a tre ordini di archi, che
sormontando il foltissimo bosco, ora denominato parco
Chigi,
permetteva alla via Appia di risalire fino alla collina di Galloro.
Il ponte fu distrutto durante i bombardamenti della seconda
guerra mondiale e ricostruito nel 1947 .
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GENZANO |
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FRASCATI |
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GROTTAFERRATA |
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LANUVIO |
Sulle presunte
origini di Lanuvio, esistono una serie di tradizioni
tra loro contrastanti, cosa questa tra l'altro riscontrabile per
altre città del Lazio antico.
La prima che si rifà al filone greco-argivo era quella tramandata
da Appiano, secondo cui la fondazione di Lanuvio dovrebbe riferirsi
a Diomede figlio di Tideo, signore di Argo. La seconda, invece, relativa
al filone troiano, è emersa grazie al ritrovamento di frammenti
di intonaco rinvenuti nel 1969 a Taormina e appartenenti al ginnasio
dell'antica Tauromenion, dove si parla di Fabio Pittore, primo annalista
romano, e gli si attribuisce la narrazione dell'arrivo in Italia,
in seguito alla guerra di Troia, di un certo Lanoios, fondatore nel
Lazio di una cittadina, che avrebbe preso da lui il nome.
Studi sulla
veridicità di queste tradizioni si sono susseguiti nel tempo,
e tra l'altro gli ultimi progressi della ricerca archeologica hanno
restituito loro un buon margine di credibilità, anche se alcune
di esse sono da prendere cum grano salis. Per Lanuvio, infatti, c'è discordanza
tra le fonti antiche, che riporterebbero la fondazione della cittadina
agli anni immediatamente successivi alla guerra
di Troia (1180-1170
a.C.), e le testimonianze archeologiche i cui reperti più antichi,
rinvenuti sul colle San Lorenzo, si datano al più presto agli
inizi del IX secolo a.C..
Le prime notizie attendibili che abbiamo
della cittadina ci testimoniano che, sul finire del VI secolo a.C.,
faceva parte dei trenta populi della lega latina, populi che si riunivano
nel lucus di Diana Nemorense. Insorse, insieme ad altre città latine,
contro Roma, nella battaglia presso Aricia (504 a.C.), in quella
del lago Regillo (496 a.C.), nel 383 a.C., nel 341 a.C., con esiti
quasi sempre negativi. In seguito all'ultima e definitiva sconfitta
avvenuta nel 338 a.C., perse, insieme alle altre cittadine del Latium
Vetus, l'indipendenza, ma già nel 332 a.C. ottenne un trattamento
di privilegio e la Civitas cum suffragio da parte di Roma, in cambio
di ammettere il popolo romano ad amministrare la metà dei
proventi del santuario di Giunone Sospita. Dal 332 a.C. fino allo
scoppio della prima guerra civile (87-86 a.C.), Lanuvio mantenne
un elevato grado di benessere, ma parteggiando in questo ultimo frangente
per Silia, venne ridotta da Mario a colonia militare. Siccome gli
eventi di quegli anni erano soggetti a repentini mutamenti politici,
avvenne che il partito mariano cadde in rovina e Lanuvio, in poco
tempo, ritornò ad essere una cittadina di primissimo piano.
Le fonti antiche, infatti, ci testimoniano come Lanuvio, a partire
dall'età tardo-repubblicana, divenne meta dei personaggi più in
vista della politica romana, vi ebbero dimora: M. Emilio Lepido,
M. Giunio Bruto, Augusto e Marco Aurelio.
Diede poi i natali al console
dell'anno 62 a.C. L. Licinio Murena e agli imperatori Antonino Pio
e Commodo.
Con l'editto di Teodosio del 391 d.C., che sanciva il
cristianesimo come unica religione dell'impero romano, iniziò la
decadenza e l'inesorabile abbandono dell'antica Lanuvio. Questo editto
comportò infatti anche l'immediata chiusura di tutti i templi
pagani tra cui anche quello di Giunone Sospita, funzionante fin dal
VI secolo a.C., e che era stato l'elemento propulsore della cittadina
per dieci secoli. Anche se il sito non fu abbandonato nei secoli
successivi all'editto di Teodosio, notizie certe di esso si hanno
soltanto a partire dalI'Xl secolo d.C., che, stando al Galieti, rinacque
grazie all'opera dei monaci Benedettini coi
nome di Civita Lanuvina.
Passò, dagli inizi del XV secolo, nelle mani dei Colonna,
a cui rimase fino al 1564, anno in cui venne venduta, insieme ad
Ardea, a Giuliano Sforza Cesarini al prezzo di 105.000 scudi.
I secoli
dall'XI fino alla seconda metà dei XVI furono concitati per
Lanuvio: saccheggi, assedi, donazioni. Con l'avvento dei Cesarini prima e dei Cesarini-Sforza poi si ebbe un periodo di relativa tranquillità.
Fu solo alla fine del secolo XVIII che Lanuvio rischiò di
essere rasa al suolo dalle truppe francesi che volevano vendicare
la morte di alcuni compagni qui uccisi, mentre scoppiava la controrivoluzione
sanfedista. Nella seconda guerra mondiale, per l'importanza della
sua posizione strategica, venne bombardato dal mare e sottoposto
alle incursioni aeree delle armate alleate sbarcate ad Anzio. Completamente
distrutto, il paese risorse grazie allo spirito di iniziativa della
popolazione lanuvina, ed esso è allo stato attuale uno dei
più incantevoli luoghi dei Castelli Romani.
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LARIANO |
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MARINO |
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ROCCA
PRIORA |
Rocca
Priora è il più alto
dei Castelli Romani con i suoi 764 metri di altitudine. Nel
luogo dove sorge l'abitato di Rocca Priora, molti storici hanno
riconosciuto il sito dell'antico centro latino di Corbium ,
che Coriolano occupò nella
sua marcia su Roma (486
a.C. ). Nel III
secolo , dopo la scomparsa della città, vi si insediò una
villa romana. Il nome di Rocca Priora deriva da
quello medioevale di "Perjura".
Secondo la Cronaca
Sublacense , infatti, alla fine dell' XI
secolo sorgeva sulla cima del colle un piccolo nucleo abitato,
il Castrum Arcis Perjuriae , che Agapito, dei Conti
di Tuscolo , avrebbe dato alla figlia. Questo documento ci
consente peraltro di asserire che il "Castello", come del resto
quelli vicini di Rocca
di Papa e Molara, fosse fra i possedimenti dei Conti Tuscolani.
Solo in seguito, dopo la distruzione di Tuscolo nel 1191 ,
passò sotto il controllo degli Annibaldi ,
anche se, analogamente a quanto accadde nei vicini centri di Monte
Porzio Catone e Monte
Compatri , vi trovarono rifugio i profughi provenienti da Tuscolo.
Un tenimentum Rocce Perjurie lo
troviamo indicato nel 1252 in
un atto divisionario di beni tra i fratelli Colonna .
Nel 1269 è già indicato
con il nome di "Rocca Priora" nell'elenco dei
beni del Convento di Palazzolo . In questo periodo doveva già essere
sotto il controllo degli b, anche se la prima notizia certa della
loro signoria su questo castello si ha nella memoria di un Leone
di Riccardo, de Rocca Perjura , proprio della
famiglia degli Annibaldi. A questa famiglia nel 1347 papa
Clemente VI indirizzò, come ad altri nobili romani,
la celebre lettera per avere il loro appoggio contro Cola
di Rienzo.
Appare
nell'elenco delle terre della Provincia romana soggette al Comune
di Roma per la tassa del sale, per un consumo di 10 rubbie
di sale a semestre: il castello quindi, al pari di Frascati
e Monte Compatri, doveva essere abbastanza popolato. Nel 1382 il
castello passò ai Savelli ai
quali restò fino a tutto il XVI
secolo . Nella guerra di repressione del 1436 ,
condotta dal Vitelleschi alleato
del papa
Eugenio IV contro i baroni romani avversi al Pontefice, le
milizie papali se ne impossessarono e venne concesso in vicariato
al condottiero Simonetta
di Castel Piero . Nel 1447 papa
Niccolò V lo restituì ai Savelli. Papa
Alessandro VI destinò il castello a suo figlio Giovanni
Borgia , ma alla morte del papa (1503) i Savelli lo recuperarono. Secondo
alcuni Rocca Priora fu completamente distrutta
dalle milizie pontificie condotte da Renzo di Ceri , nel conflitto tra papa
Clemente VII ed i Colonna. Secondo altri invece fu distrutta dalle milizie
imperiali che, saccheggiata Roma nel 1527 ,
si recavano nel napoletano.
Nel 1538 era presente nell'elenco
delle comunità del Patrimonium Petri che versavano tributi
alla Camera
Apostolica. Nel 1547 fu
emesso lo "Statuto" di Rocca Priora, del quale si conservano
ancora le rubriche.
Papa Sisto V l'assegnò nuovamente ai Savelli, ai quali
concede di elevare il castello a marchesato. La famiglia dei Savelli intervenne
al momento dell'insediamento con numerose opere edilizie di ampliamento e ristrutturazione
fino a quando, causa una grave crisi economica, i beni furono rilevati dalla
Camera Apostolica. Rocca Priora rimase in proprietà della Camera Apostolica
fino ai primi anni del XIX secolo ,
quando nel 1806 fu venduta
con il suo territorio, in parte a Luciano
Bonaparte , in parte alla famiglia Rospigliosi,
che ne mantenne il controllo fino nel 1870 ,
anno in cui si costituì in Comune.
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Rocca Priora dal Satellite |
ROCCA DI PAPA |
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VELLETRI |
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CASTEL GANDOLFO |
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